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#flusso di coscienza – @likeademonuninvited on Tumblr
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It's the rage, It's the pain, It's love, It's me.

@likeademonuninvited / likeademonuninvited.tumblr.com

''Remember who you really are. Never let other people change you or make you a slave.'' 29 | Italian in London.
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The limbo

It's that feeling of not belonging anymore.

You come back and you're a completely new, different person; you feel the same but everything has irremediably changed and your puzzle piece just doesn't fit anymore in that big picture.

You belong to a different reality, a different set of pieces.

And it's sad, because it's where you grew up, where you used to belong.

You feel stuck in this limbo made of memories and new feelings and you don't know what to do.

So you're left with the certainty that you used to feel good there but not anymore, it's just not good enough and you taste the bittersweet reality of knowing that things will never be as they used to.

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Ho creduto.

Ho creduto che trovando e scoprendo gli antri della mia Anima sarei stata più completa, sarei stata felice. Ho creduto che conoscendomi meglio avrei vissuto una vita più soddisfacente. Non ho mai creduto che mi sarei ritrovata completamente sola ad affrontare tutto. È che sono stanca. Stanca della gente che mi tratta come un’idiota e che crede che io non comprenda, sono stanca delle persone che lanciano sottilmente lame che mi trafiggono e mi indeboliscono. Sono stanca delle persone che non mi prendono sul serio, che sotto quella superficie di “comprensione” celano una svalutazione della mia persona e delle mie parole. Sono stanca. Ho creduto che comprendendomi meglio avrei trovato me stessa. Ho scoperto di soffrire perché solo io potrò capire tanto di me. Che non è poi così tanto, che probabilmente non è che un frammento di chi sono in realtà. Ho capito che sarò sola, sempre. Sono sola. O forse ho talmente tanta paura di soffrire ancora che non vedo chi invece è pronto ad accogliermi e a comprendermi. A completarmi. Ma non ci riesco. Trattengo le ondate di dolore dentro di me, lascio che mi squarcino, come le lame che hanno squarciato la mia carne sulle mani, le mani che tanto adoro e che tanto mi sono utili per fare ciò che amo di più e che ora non posso fare: suonare. Non posso suonare. Sono mesi che sono impossibilitata e mai come ora ho compreso quanto importante sia per me. Ma le persone non capiscono, quando provo a dirlo. Non colgono la pesantezza e l’intensità, la verità delle parole che pronuncio. Non capiscono nulla di me e mi lasciano da sola. Tentativi vani di recuperare quel che sto perdendo. Tentano ora, dopo aver permesso a me stessa e alla vita di strapparmi un pezzo alla volta. Siamo tutti soli. Ma non ce ne rendiamo mai veramente conto. Non lo sapete davvero. Perché quando lo saprete, il dolore sarà così grande, che perderete una parte di voi per sempre. E allora lo capirete. Sento parole vuote pronunciate da persone vuote che mi attraversano e mi lasciano invariata. Voglio stare da sola e allo stesso tempo voglio la presenza di particolari persone che non trovo. Mi sento morire ma non mi è concessa l’eutanasia, mi sento affogare ma i polmoni non si riempiono completamente di acqua. Non mi è concesso morire e non mi è concesso vivere.

Sono nel mezzo e mi sono già rotta i coglioni.

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