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The Lonely Crow

@demienblackwood / demienblackwood.tumblr.com

«I am alive. I am here. I am trying. That is enough.» [Rpg blog]
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“La giornata era trascorsa serena, tranquilla, in un pomeriggio uggioso, leggendo qualcosa sul divano e sorseggiando del buon tè. Fuori tirava aria d’autunno, e dentro si sentiva al sicuro. L’unica connessione esterna era quel cellulare che vibrava di tanto in tanto, che gli strappava sorrisi in una solitudine non troppo rimbombante. Un altro messaggio, preannunciava l’arrivo di una terza coinquilina per le notti a venire. Si era sentito in dovere di aiutarla, ma soprattutto lo aveva fatto di slancio senza pensarci troppo, mosso solo da ciò che lo stomaco gli imponeva di fare. Era sempre stato un istintivo, e a quanto pare, in quelle piccole cose non era cambiato. Quando qualcosa gli importava veramente, sapeva come muoversi, al di là della sua timidezza. Il tempo scivolava tra le dita celermente, e il dopocena giunse senza troppi problemi. Avevano scelto un film di quelli divertenti, da guardare seduti sul divano, come avevano fatto poco tempo fa, con un plaid rosso poggiato sopra le gambe e Mister William pronto a farsi coccolare da entrambi. Erano quelle cose che a lui un po’ piacevano, quelle cose semplici che avevano il sapore della felicità. Nulla di troppo esagerato, ma ritagliarsi momenti come questo, in questo mondo colmo di luci e ombre, pareva essere sempre più difficili. Non mancarono le risate, e le battute, ma la stanchezza avanzava assieme allo scorrere dei minuti, il tempo divorava tutto, anche la loro capacità di star svegli. Morfeo catturò per prima lei, lui se ne accorse solo di scatto. Aveva chiuso gli occhi per due, tre, quattro minuti massimo. Il calore provocato dal plaid, e la morbidezza del divano, lo avevano fatto rilassare fin troppo e nel caos del risveglio si era ritrovato a piantare gli occhi su di lei. Forse per fare qualche battuta, ma solo dopo si era reso conto che lei invece era già nel mondo dei sogni da un pezzo. Il ronzio del frigorifero veniva soppresso dalle voci provenienti dallo schermo della tv. Rimase indeciso sul da farsi, lei aveva un’espressione così beata che non voleva svegliarla. Gli occhi grigi indugiarono più volte tra lei e la televisione ma rimanendo in silenzio. Si rese conto di getto di non averla mai vista addormentata. Lo stomaco si strinse appena, e provò un moto nuovo, quasi doloroso. Non seppe dar un nome o una voce a questa sensazione ma era un po’ languida e un po’ faticosa da trattenere. Sentì la mascella indurirsi, e il pugno schiudersi delicatamente ma decise che non voleva lasciarla lì su quel divano. Così con molta lentezza, cercando di far il più silenziosamente possibile, sollevò la coperta di pile, per muoversi in direzione della sua stanza. Aprì la porta e nascose alcuni oggetti come la foto di Rose. Tirò la coperta e scoprì il letto in modo da avere lo spazio necessario affinché potesse trovare spazio la dormiente. La luce filtrava dalla lampada della sala, ma rendeva visibile persino la sua stanza. Si mosse indietro, sui suoi passi, e levò con garbo il plaid, in modo da scoprirla del tutto. Fece perno sulle gambe, una mano scivolò sotto il fianco, spostandosi sulla schiena mentre toccava poi la testa, mentre l’altra mano, la destra, la prese sotto le ginocchia. Fu tutto a rallentatore dato che  temeva di svegliarla da un momento all’altro, una spinta sulle gambe e la sollevò senza troppi problemi. Era molto più leggera di quanto avesse mai immaginato. Una volta accertato che lei non si era svegliata, mosse dei passi fino alla stanza e fece il processo inverso. La pose sopra il suo letto, e inchinandosi in avanti le levò le scarpe, collocandole accanto al comodino, in maniera perfetta e precisa. Una gamba e poi l’altra finirono sotto le coperte. Tirò su il lenzuolo, poi un piumino rosso scuro che andò a  coprire tutto fino al collo, in modo da lasciarle il volto libero sul cuscino. Mister William si sdraiò su una sedia poco distante, come se desiderasse osservare la nuova ospite nel sonno. Lui si sarebbe accontentato del divano. Le aveva lasciato anche una bottiglietta d’acqua nel caso le venisse sete, e un cioccolatino al latte per addolcire il risveglio. Farà quello che gli era stato chiesto, ovvero la faccenda riguardante il sale. E dopo, chiuderà la porta in modo da lasciare la giusta privacy ad una signorina. Si mosse verso il divano, andando ad occupare ancora una volta il posto lasciato da lei. Il posto era caldo, piacevole. Si coprì per bene con la coperta, Morfeo venne a reclamare anche lui. Una stanchezza piacevole lo avvolse, e non penso a nulla, se non al profumo lasciato sopra quel cuscino.”
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