l'alteritéVirtuelle

“Né Roadtown né la Ciudad lineal sono alla base di tale comporre: ancora una volta Gregotti esclude l’utopia dal proprio bagaglio culturale. Anzi, è significativo che esattamente da una ricerca antiutopica come quella gregottiana sia torto un progetto, come quello per l’università della Calabria, che darà la possibilità, una volta totalmente realizzato, di verificare la consistenza degli sforzi compiuti dalla cultura architettonica italiana per coinvolgere l’intero spazio ambiente nella propria rinnovata Formfrage. Non più con la ieratica solennità dei blocchi dell’università fiorentina, bensì tendendo un filo di Arianna sospeso nel vuoto, Gregotti so installa nell’alta valle del Crati. L’ambizione di raggiungere un’architettura fatta di pure relazioni sembra qui soddisfatta. Ciò che rimane dell’oggetto, nell’ambiente naturale non abita; in esso, è piuttosto ‘spaesato’, sentendosi costretto a stringersi dappresso all’unico riferimento che in quell’ambiente è accolto come eco solidificata di una parola da sempre pronunciata dal coro delle colline e delle valli: la linea sicura e indifferente che scavalca ogni incidente naturale e si fa forte del proprio consistere come puro segno.” Manfredo Tafuri,  Vittorio Gregotti. Progetti e architetture. pp. 25-28