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A modo mio

@chi-va-piano-arriva-dopo / chi-va-piano-arriva-dopo.tumblr.com

Ogni risveglio dura pochi istanti, una manciata di attimi che sembrano eterni. Ti guardi intorno e realizzi che quello che stavi vivendo era un sogno talmente bello da sembrare quasi vero, poi, socchiudi gli occhi ed isoli la mente al fine di fuggire da tutti quei pensieri che contengono tracce di sentimento ed umanità da dimenticare; zittisci il cuore sperando di non provare più nulla e fingi di essere invincibile anche quando i ricordi hanno il potere di renderti fragile come la cartapesta.
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Del resto, non si conosce nulla, né le persone, né gli oggetti, semplicemente perchè non si può vedere mai una cosa o una persona nella sua totalità, se vedi una persona di faccia, non puoi vedere le sue spalle, hai una visione sempre parziale, approssimativa di tutto. Le esistenze, sono solo tentativi, perlopiù fatti a cazzo.”

— Paolo Sorrentino, “Hanno tutti ragione”.

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“Pensiamo di dimenticare molte cose, invece la verità è che il nostro corpo e la nostra mente ricordano tutto. Ogni cosa accaduta è registrata per sempre, anche il particolare più insignificante. Di più, a volte ricordiamo anche quello che non abbiamo vissuto perché il passato non è solo ciò che è accaduto ma anche quello che sarebbe potuto accadere.”

Domenico Dara, “Malinverno”.

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"Ti chiamerei... Gennaio. Come quando ti ho incontrato. ...ldentità. Come i tuoi occhi scuri di fronte a me. Ti chiamerei... Ricatto. Come la strada che mi hai imposto di fare. Ti chiamerei... Ora. Come quello che conta. Ti chiamerei... Distrazione. Come quel merlo che ci osserva sul ramo. Ti chiamerei... Tentoni. Come la prima volta di tutto. Stanchezza... Come quando non so guardarti. Ti chiamerei... Sottovoce. Come quando non so lasciarti. Ti chiamerei... Silenzio. [...] ... Insaputa. Come quello che devo imparare. Ti chiamerei... Aria. Come quando hai ripreso a giocare. E... Leggerezza. Come i tuoi capelli che sfiorano il soffitto. ...Attesa. Come quando non sai che strada imboccare. E, sotto sotto, ti chiamerei... Carezza. Come i tuoi ricordi.”

Brian Fieschi, Ilaria Urbinati, “Il mare verticale”.

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“Quanto tempo, vero? Di rado il tempo è simmetrico: si ferma o accelera. Mi stupisco di averne trascorso tanto senza scriverti. Ma ora, mentre decido cosa raccontarti, mi accorgo che sai già tutto. Che te l’ho raccontato senza voce, scrivendoti la lettera della mia vita. Forse per questo non mi sei mancata. Perché ti ho sequestrato, perché sei dietro le mie parole.”

— Andrés Neuman, “La vita alla finestra”.

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“Perché le cose davvero importanti della vita, quelle che arrivano per cambiare tutto, non prendono appuntamenti e non studiano percorsi, un giorno si svegliano e decidono che è il momento, scelgono la via più storta e sgangherata che ci sia e si tuffano a bomba su di te.”

— Fabio Genovesi, “Cadrò, sognando di volare”.

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“... aveva sempre creduto che le cose importanti, le cose belle, fossero quelle che diciamo a bassa voce, sussurrando, per paura che qualcosa possa romperle. In un mondo in cui chiunque sa tutto di tutti, sono le cose dette a bassa voce quelle che rimangono solo nostre. E quindi, con un po' di fortuna, durano di più, per questo.”

- Tommaso Fusari, “Quello che non siamo diventati”.

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Queste cose avrei voluto dirle, tutte quante o almeno una. Ma le cose belle sono come quelle brutte, è difficile farsele uscire dalla bocca, così restano a gonfiarti la gola mentre dici solo le cose medie. Il meglio dei nostri discorsi resta sempre rinchiuso dentro di noi, a morire nel buio.

Fabio Genovesi, “Il mare dove non si tocca”.

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“Crediamo che la vita non finisca mai e dietro l’angolo ci sia sempre la novità che cambierà tutto. E’ una specie di raggiro che facciamo a noi stessi, così da non prendercela troppo per un fallimento, un’opportunità svanita, un treno perso.” 

— Lorenzo Marone, “La tentazione di essere felici”.

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“Il difficile non è prendere e andare via. Il difficile, se vuoi lasciare tutto, è riuscire a non tornare. Mai. Nemmeno con il pensiero.”                 

—  Alessandro Barbaglia, “La locanda dell’ultima solitudine”.

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M.C. Escher - Print Gallery (1956).

“Che città è questa? E’ la Città del Tutto? È la città dove tutte le parti si congiungono, le scelte si bilanciano, dove si riempie il vuoto che rimane tra quello che ci s’aspetta dalla vita e quello che ci tocca?”.  

Italo Calvino - Il castello dei destini incrociati.

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Vivrei solo negli stadi intermedi, se potessi, senza punti di partenza e di arrivo o scopi da raggiungere; me ne starei immerso in un continuo traballamento provvisorio riparato dal mondo, con pensieri circolanti non focalizzati, in attesa di niente. (O in attesa di tutto: cambiamenti e trasformazioni e aperture di nuovi orizzonti sorprendenti da un secondo all'altro.) 

Andrea De Carlo, Uto.

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