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A modo mio

@chi-va-piano-arriva-dopo / chi-va-piano-arriva-dopo.tumblr.com

Ogni risveglio dura pochi istanti, una manciata di attimi che sembrano eterni. Ti guardi intorno e realizzi che quello che stavi vivendo era un sogno talmente bello da sembrare quasi vero, poi, socchiudi gli occhi ed isoli la mente al fine di fuggire da tutti quei pensieri che contengono tracce di sentimento ed umanità da dimenticare; zittisci il cuore sperando di non provare più nulla e fingi di essere invincibile anche quando i ricordi hanno il potere di renderti fragile come la cartapesta.
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Pinguini Tattici Nucleari - Islanda

“Ci siamo separati come due pianeti senza gravità Come amici dopo l’università Sì, come due fratelli per l’eredità Ci siamo confidati mille sogni ed ora siamo punto e a capo A raccontarli a gente a cui non frega un cazzo Spero tu almeno uno lo abbia realizzato

Volevo il nord e cercavi il sud Correnti opposte, ma stesso mood […]”.

Source: youtube.com
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“Secondo me le persone non si siedono a caso sul treno. C’è chi cerca di sedersi sempre verso la destinazione e chi verso il punto di partenza. Chi guarda scorrere il paesaggio in avanti, chi indietro. Il primo è qualcuno che vuole andare dritto verso la sua meta, qualcuno che ha grandi sogni e progetti, qualcuno che non ha un passato in mezzo ai piedi che ancora lo trattiene, qualcuno che ha fretta di crescere e diventare grande; il secondo è qualcuno che ha qualcosa, là dietro, che ancora non si è messo a posto, qualcuno che vuole sempre capire tutto per bene e non si lascia mai scivolare addosso le cose, qualcuno che ha ricordi disseminati dietro di sé con cui ama crogiolarsi e tenersi compagnia.”

— Enrico Galiano, “Più forte di ogni addio”. 

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“Tutto quello che ascolti, vedi e vivi quando sei piccolo non svanisce con il passare degli anni, anzi. La vita ti presenta il conto proprio quando meno te lo aspetti, quando cerchi di capire dove e perchè sbagli, tutto improvvisamente raffiora, in angoli impensabili, viene fuori. Anche se non ce ne rendiamo conto, anche se facciamo finta di aver superato certi momenti, in realtà torna tutto a galla prima o poi, torna tutto a bussare alla nostra porta. La mia non era una semplice porta, ma un portone blindato che tenevo chiuso, solo che alcune cose entravano e basta e lo facevano con la stessa prepotenza con la quale erano state cacciate via. Mio padre aveva dato solo il via a una catena composta da tanti anelli, ognuno dei quali aveva a che vedere con sentimenti negativi, di disprezzo e chiusura. C’è qualcosa di strano negli anni, nei pensieri che scorrono più o meno alla stessa velocità. C’è qualcosa di strano nella continuità di alcune cose e nella fine di altre. C’è qualcosa di strano quando pensi che sia tutto in ordine e invece poi ti accorgi che in ordine non c’è quasi niente, che probabilmente il disordine ti apparterrà a vita, che per quanto tu possa sistemare tutto, attento a dividere le azioni istintive da quelle razionali, i tuoi punti deboli da quelli di forza, i sogni dalle illusioni, la concretezza dalle utopie, c’è comunque disordine. Un disordine che somiglia alla fretta con la quale vuoi che tutto vada sempre come immagini, alla fretta di arrivare nel punto che ti prefiggi, ai risultati che speri, riuscendo a fare e avere tutto nei tempi che ti imponi ma che alla fine sfori sempre. C’è qualcosa di strano quando pensi di essere a posto con alcuni pensieri e invece poi tornano a bussare alla tua porta nel bel mezzo di una notte qualsiasi e allora rimetti tutto in discussione, le scelte fatte, la vita che hai lasciato scivolare via e quella che hai scelto di vivere, quei piccoli pezzi di esistenza che hai deciso di tenere con te per darti una chance. C’è qualcosa di strano quando credi di essere a posto con te stesso e invece poi arriva qualcuno a farti notare che hai ancora qualcosa da imparare, che pensavi di aver capito tutto e invece ancora una volta non hai capito niente.”

— Claudia Venuti, “Ho trovato un cuore a terra ma non era il mio”.  

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“... eccola la parola assassina: ormai. Lei non passa mai di moda, e ora come allora serve a non partire, non fare, non provare mai a cambiare le cose intorno a noi. E’ una parola corta, ma basta a riempire una vita di scontento, giorno dopo giorno fino all’ultimo, raccontandoci che per essere felici è troppo tardi, ormai. Quante volte ci lamentiamo del lavoro, delle scelte, di mariti e mogli, fidanzati o compagni e insomma della vita tutta intorno e addosso a noi. E diciamo scemenze tipo che l’infanzia era l’età più bella, la più libera e spensierata. Ma non è mica vero: come può essere libera, un’età in cui per fare qualsiasi cosa devi chiedere il permesso a genitori, familiari, maestri, catechisti e adulti in generale? E’ quando diventi grande che sei libero davvero, non devi obbedire a nessuno, e disegnare la tua vita spetta a te. Solo che ce la disegniamo da schifo. Da bambini abbiamo un sacco di sogni, ma ce li teniamo dentro perchè è troppo presto, in attesa di diventare adulti e realizzarli. Poi però cresciamo, e decidiamo che i sogni sono roba da bambini, e al posto di quelli ci riempiamo i giorni di obblighi e doveri e altra roba che non ci piace e non ci fa felici, e vorremmo cambiare ma non cambiamo nulla di nulla, perchè è troppo tardi, ormai. La fregatura è proprio questa, che tra il troppo presto e il troppo tardi dovrebbe esserci un lungo tempo giusto, libero e luminoso per fare quello che vogliamo, però nessuno lo trova mai. Troviamo invece un sacco di scuse: siamo troppo giovani, o troppo vecchi, oppure siamo sfortunati, diversi, siamo nati nel posto sbagliato. O magari sono gli altri che sono cattivi, sono invidiosi, sono raccomandati, sono... sono tutte scuse, che ci raccontiamo per non fare nulla. E io non ho niente contro le scuse, anzi le amo. Sono preziose quando le usi con gli altri, per evitare cene noiose, ritrovi di parenti, riunioni di condominio e altri inaccettabili furti di vita. Ma che senso hanno le scuse, se le raccontiamo a noi stessi per non essere felici?”

Fabio Genovesi, “Il calamaro gigante”.

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“Suo nonno gli raccontava di come la luna fosse culla sia di dolore sia di splendore; gli raccontava del perché chiunque avesse bisogno di sogni la cercasse sperando fosse pronta a dargli ascolto, fosse capace di mozzargli il fiato: affinché il cuore riprendesse a bussare nel petto. Gli spiegava che la luna era capace di condizionare gli umori di tutti gli esseri, di stravolgere le maree e la crescita delle piante, e che aveva delle carte segrete buone soltanto per l’amore.[…] Perché noi facciamo esattamente così: riponiamo i nostri desideri, le nostre responsabilità, in qualcosa di molto lontano.”

— Cristiano Caccamo, “Chiedimi la luna”.

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“Dal mio zaino di viaggio ideale vorrei scaricare tutti i pesi inutili, per tenere solo ciò che ho di leggero, utile e importante, per lasciare tanto spazio alle cose nuove che sicuramente verranno. Così dovrei fare anche con la mia vita. Scelgo quindi di portare con me la prudenza, ma non le paure. L'apertura mentale, non il pregiudizio. L'entusiasmo, ma non le illusioni. Il coraggio, non l'incoscienza. Porto sicuramente i desideri, la passione e tutti i miei sogni, ma lascio i pesi del passato a casa. Le mie convinzioni, le mie idee e i miei progetti, non le aspettative altrui. Il silenzio, non il rumore. L'amore, non la diffidenza. Se la vita è un viaggio, allora è decisamente meglio viaggiare leggeri.”

Francesco Grandis, "Sulla strada giusta".

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I sogni sono eroici slanci di speranza, la migliore proiezione di noi nel futuro. Alcuni sono sorretti da una grande vocazione, una sorta di missione, altri sono timidi e con il tempo sbiadiscono, come vecchie fotografie di un domani mai compiuto.

Levante, “Questa è l’ultima volta che ti dimentico”.

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“…Chi riesce ad avere quello che desidera? Non mi pare che capiti a tanti, forse proprio a nessuno. È sempre un incontro alla cieca tra due persone che mettono in scena vecchie idee e sogni e impressioni sbagliate.”

Kent Haruf, “Le nostre anime di notte”.

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”Invecchiano i ricordi, i sogni, le parole scritte e pronunciate. Invecchiano gli amori. Invecchia la riva del mare, che si ritrae con i contorni della costa; invecchia il greto del fiume, il profilo delle montagne, che cambia di stagione in stagione. E invecchia il cielo, perché perde le sue stelle. Perché questo è il potere del tempo: cambiare i volti, trasformare l’amore in abitudine, sfumare i ricordi, distruggere i sogni, scolpire la pietra, inghiottire il mare e far morire le stelle.”

— Salvatore Basile, “Lo strano viaggio di un oggetto smarrito”.

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