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A modo mio

@chi-va-piano-arriva-dopo / chi-va-piano-arriva-dopo.tumblr.com

Ogni risveglio dura pochi istanti, una manciata di attimi che sembrano eterni. Ti guardi intorno e realizzi che quello che stavi vivendo era un sogno talmente bello da sembrare quasi vero, poi, socchiudi gli occhi ed isoli la mente al fine di fuggire da tutti quei pensieri che contengono tracce di sentimento ed umanità da dimenticare; zittisci il cuore sperando di non provare più nulla e fingi di essere invincibile anche quando i ricordi hanno il potere di renderti fragile come la cartapesta.
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“Mi dico che voglio vivere una vita felice e che le circostanze per viverla non si sono semplicemente presentate. Ma se non fosse vero? Se fossi io che non riesco a concedermi di essere felice? Perché ho paura, o perché preferisco crogiolarmi nell'autocommiserazione, o perché credo di non meritarmi qualcosa di buono, o per qualche altra ragione.”

— Sally Rooney, “Dove sei, mondo bello”.

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“-  Anche tu non riesci a capire bene cosa sia, il cuore? - Ogni tanto mi succede, - dissi. - Ci sono volte in cui riesco a capirlo solo dopo che è passato molto tempo, altre volte è troppo tardi. Nella maggior parte dei casi siamo costretti a prendere delle decisioni e ad agire quando non siamo ancora sicuri dei nostri sentimenti, il che disorienta noi stessi e gli altri. - A me sembra una cosa del tutto imperfetta, il cuore [...] - E' una cosa estremamente imperfetta. Però lascia delle tracce. E noi possiamo ritrovarle, seguirle. Come si seguono le impronte lasciate sulla neve. - E portano da qualche parte, quelle tracce? - A noi stessi, - risposi. - Così funziona il cuore. Se non ci fosse il cuore, si vagherebbe senza fine”.

Haruki Murakami, “La fine del mondo e il paese delle meraviglie”.

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“Alla fine scoprirai che le cose più leggere son le uniche che il vento non è riuscito a portare via un ritornello antico una carezza al momento giusto lo sfogliare di un libro di poesie l'odore stesso che aveva un giorno il vento.”

—  Enrico Galiano, “Felici contro il mondo”.

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Fiaba della notte buia con le parole volgari.

C’era una volta una notte buia e infinita.

Era una notte così infinita e buia che tutti coloro che vi si addentravano ci si perdevano dentro e non riuscivano a uscirne più.

Rimanevano lì seduti sul marciapiede nel buio infinito e nell’infinita solitudine e anche nel freddo porco, perché era pure fredda, oltre che buia e infinita.

Se cercavi parcheggio là dentro, puoi scommetterci il culo che non lo trovavi neanche a bestemmiare in cinese.

Se poi ti veniva in mente di fare una telefonata, potevi attaccarti al cazzo: non c’era campo in quella fottuta notte buia, infinita e freddissima.

Insomma, era un posto davvero di merda e se non ci siete mai finiti dentro meglio per voi.

FINE

—  Guido Catalano, “Fiabe per adulti consenzienti.”

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“Sai cosa mi fa venire i brividi? Pensare a tutto il tempo che ho impiegato a imparare cose di te. Ho aperto un mutuo per comprarmi un castello fatto di dettagli della tua vita, e proprio quando pensavo di essere lì lì per estinguerlo, tu mi hai cacciato via. Ho fermato canzoni, smesso di guardare film e interrotto libri a metà, mai più ricominciati, solo per risponderti al telefono e ascoltarti mentre ti lamentavi della parrucchiera. O del tempo. O dell’inflazione. Prima di te, conoscevo i nomi delle Alpi. O meglio, sapevo quel detto che ti aiuta a ricordarle. Ieri ho passato un’ora per cercare di ricordarmelo: ma con gran pena...niente, l’ho perso. [...] Vorrei togliermi tutto ciò che so di te dalla testa per fare un po’ di spazio, ma non ci riesco. Ed è proprio questo che mi fa paura. Sono un soldato senza più alcuna patria da difendere. Io, il re degli scemi, sono ancora convinto che un giorno tornerai a bussare alla mia porta. Provo a non perdere pezzi di te, a tenermi tutto dentro, e quando ti fai flebile ti soffio sopra per ravvivarti, come si fa sulle candele, stando attento a non fare troppo forte. E lo so che non tornerai: sono il re, degli scemi, mica l’ultimo. Però mi va bene così, ricordarmi tutte le tue cazzate mi fa sentire utile. Non voglio chiederti di tornare: se vuoi, lo farai. Nel frattempo mi impegnerò per non reimparare i nomi delle Alpi”.

Riccardo Zanotti, “Ahia!”.

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“... un giorno ti succederà di provare emozioni che non capirai. Di ritrovarti proprio lì, sullo stomaco, o dentro il petto, o a volte sulla punta delle dita, cose che non riuscirai a descrivere. E fanno sempre un po' paura, le cose che non si riescono a descrivere.”

— Enrico Galiano, “Più forte di ogni addio”.

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“Ognuno di noi ha la sua storia d'amore. Tutti quanti. Magari è stata un fiasco, magari si è consumata poco per volta, magari non è nemmeno riuscita a partire, o magari è successa solo nella nostra testa, il che non la rende meno reale. Anzi, a volte è proprio il contrario. A volte ti capita di vedere una coppia e ti sembra che tutti e due si annoino a morte, e non riesci a immaginare che abbiano ancora qualcosa in comune, non capisci perché stiano insieme. Ma non è solo questione di abitudine, di sopportazione, di rispetto delle convenienze o altre cose del genere. È che in passato hanno avuto la loro storia d'amore.” Come tutti. L'unica e sola storia." 

— Julian Barnes, “L’unica storia”.

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Ho smesso di contare le volte in cui, arrivata alla seconda riga, ho cancellato e riscritto tutto nuovamente. Cercavo un inizio ad effetto, qualcosa di poetico e vero allo stesso tempo, qualcosa di grandioso, ma agli occhi. Non ci sono riuscita. Poi ho capito, ricordando ciò che non avevo mai saputo: che per i grandi cuori che muoiono nel corpo ma che continuano a battere nel respiro della notte, non ci sono canoni o bellezze regolari, armonie esteriori, ma tuoni e temporali devastanti che portano ad illuminare un fiore, nascosto, di struggente bellezza.”

Frida Kahlo

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