"Sono come i sogni, i ricordi: mai del tutto decifrabili, sedie zoppe che non riesci a far star dritte senza qualche piccolo rincalzo."
— Carmen Verde, "Una minima infelicità".
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"Sono come i sogni, i ricordi: mai del tutto decifrabili, sedie zoppe che non riesci a far star dritte senza qualche piccolo rincalzo."
— Carmen Verde, "Una minima infelicità".
“Mi dico che voglio vivere una vita felice e che le circostanze per viverla non si sono semplicemente presentate. Ma se non fosse vero? Se fossi io che non riesco a concedermi di essere felice? Perché ho paura, o perché preferisco crogiolarmi nell'autocommiserazione, o perché credo di non meritarmi qualcosa di buono, o per qualche altra ragione.”
— Sally Rooney, “Dove sei, mondo bello”.
“- Anche tu non riesci a capire bene cosa sia, il cuore? - Ogni tanto mi succede, - dissi. - Ci sono volte in cui riesco a capirlo solo dopo che è passato molto tempo, altre volte è troppo tardi. Nella maggior parte dei casi siamo costretti a prendere delle decisioni e ad agire quando non siamo ancora sicuri dei nostri sentimenti, il che disorienta noi stessi e gli altri. - A me sembra una cosa del tutto imperfetta, il cuore [...] - E' una cosa estremamente imperfetta. Però lascia delle tracce. E noi possiamo ritrovarle, seguirle. Come si seguono le impronte lasciate sulla neve. - E portano da qualche parte, quelle tracce? - A noi stessi, - risposi. - Così funziona il cuore. Se non ci fosse il cuore, si vagherebbe senza fine”.
— Haruki Murakami, “La fine del mondo e il paese delle meraviglie”.
“Alla fine scoprirai che le cose più leggere son le uniche che il vento non è riuscito a portare via un ritornello antico una carezza al momento giusto lo sfogliare di un libro di poesie l'odore stesso che aveva un giorno il vento.”
— Enrico Galiano, “Felici contro il mondo”.
C’era una volta una notte buia e infinita.
Era una notte così infinita e buia che tutti coloro che vi si addentravano ci si perdevano dentro e non riuscivano a uscirne più.
Rimanevano lì seduti sul marciapiede nel buio infinito e nell’infinita solitudine e anche nel freddo porco, perché era pure fredda, oltre che buia e infinita.
Se cercavi parcheggio là dentro, puoi scommetterci il culo che non lo trovavi neanche a bestemmiare in cinese.
Se poi ti veniva in mente di fare una telefonata, potevi attaccarti al cazzo: non c’era campo in quella fottuta notte buia, infinita e freddissima.
Insomma, era un posto davvero di merda e se non ci siete mai finiti dentro meglio per voi.
FINE
— Guido Catalano, “Fiabe per adulti consenzienti.”
“Sai cosa mi fa venire i brividi? Pensare a tutto il tempo che ho impiegato a imparare cose di te. Ho aperto un mutuo per comprarmi un castello fatto di dettagli della tua vita, e proprio quando pensavo di essere lì lì per estinguerlo, tu mi hai cacciato via. Ho fermato canzoni, smesso di guardare film e interrotto libri a metà, mai più ricominciati, solo per risponderti al telefono e ascoltarti mentre ti lamentavi della parrucchiera. O del tempo. O dell’inflazione. Prima di te, conoscevo i nomi delle Alpi. O meglio, sapevo quel detto che ti aiuta a ricordarle. Ieri ho passato un’ora per cercare di ricordarmelo: ma con gran pena...niente, l’ho perso. [...] Vorrei togliermi tutto ciò che so di te dalla testa per fare un po’ di spazio, ma non ci riesco. Ed è proprio questo che mi fa paura. Sono un soldato senza più alcuna patria da difendere. Io, il re degli scemi, sono ancora convinto che un giorno tornerai a bussare alla mia porta. Provo a non perdere pezzi di te, a tenermi tutto dentro, e quando ti fai flebile ti soffio sopra per ravvivarti, come si fa sulle candele, stando attento a non fare troppo forte. E lo so che non tornerai: sono il re, degli scemi, mica l’ultimo. Però mi va bene così, ricordarmi tutte le tue cazzate mi fa sentire utile. Non voglio chiederti di tornare: se vuoi, lo farai. Nel frattempo mi impegnerò per non reimparare i nomi delle Alpi”.
— Riccardo Zanotti, “Ahia!”.
Adessoscrivo, “Quello che so sulle donne. Distruzioni per l’uso”.
“Siamo vittime di canzoni che sputano le parole che non riusciamo a dire.”
— Tommaso Fusari, “Quello che non siamo diventati”.
“... un giorno ti succederà di provare emozioni che non capirai. Di ritrovarti proprio lì, sullo stomaco, o dentro il petto, o a volte sulla punta delle dita, cose che non riuscirai a descrivere. E fanno sempre un po' paura, le cose che non si riescono a descrivere.”
— Enrico Galiano, “Più forte di ogni addio”.
“Ognuno di noi ha la sua storia d'amore. Tutti quanti. Magari è stata un fiasco, magari si è consumata poco per volta, magari non è nemmeno riuscita a partire, o magari è successa solo nella nostra testa, il che non la rende meno reale. Anzi, a volte è proprio il contrario. A volte ti capita di vedere una coppia e ti sembra che tutti e due si annoino a morte, e non riesci a immaginare che abbiano ancora qualcosa in comune, non capisci perché stiano insieme. Ma non è solo questione di abitudine, di sopportazione, di rispetto delle convenienze o altre cose del genere. È che in passato hanno avuto la loro storia d'amore.” Come tutti. L'unica e sola storia."
— Julian Barnes, “L’unica storia”.
"Non so. A volte non mi conosco, non so misurare, elencare, calcolare i granelli che fanno di me quello che sono.”
— Virginia Woolf, “Le onde”.
Tommaso Fusari, “Tempi duri per i romantici”.
“Ho smesso di contare le volte in cui, arrivata alla seconda riga, ho cancellato e riscritto tutto nuovamente. Cercavo un inizio ad effetto, qualcosa di poetico e vero allo stesso tempo, qualcosa di grandioso, ma agli occhi. Non ci sono riuscita. Poi ho capito, ricordando ciò che non avevo mai saputo: che per i grandi cuori che muoiono nel corpo ma che continuano a battere nel respiro della notte, non ci sono canoni o bellezze regolari, armonie esteriori, ma tuoni e temporali devastanti che portano ad illuminare un fiore, nascosto, di struggente bellezza.”
Frida Kahlo