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A modo mio

@chi-va-piano-arriva-dopo / chi-va-piano-arriva-dopo.tumblr.com

Ogni risveglio dura pochi istanti, una manciata di attimi che sembrano eterni. Ti guardi intorno e realizzi che quello che stavi vivendo era un sogno talmente bello da sembrare quasi vero, poi, socchiudi gli occhi ed isoli la mente al fine di fuggire da tutti quei pensieri che contengono tracce di sentimento ed umanità da dimenticare; zittisci il cuore sperando di non provare più nulla e fingi di essere invincibile anche quando i ricordi hanno il potere di renderti fragile come la cartapesta.
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“Il problema dei cosiddetti momenti supremi è che non ricordiamo di aver provato nulla in particolare, vivendoli, o perchè avevamo già provato abbastanza prima, o perchè il presente, a volerci piantare i piedi, è più scivoloso di una lastra di ghiaccio. Quando diciamo che viviamo solo nel presente, ci convinciamo di qualcosa di apparentemente logico e dotato di una certa nobilità, ma la realtà è più mesta e difficile da accettare, perchè le nostre radici non attecchiscono mai lì effettivamente, e a parte qualche asceta e illuminato, la vita delle persone comuni trascorre, almeno da che è finita l'infanzia, nell'anticipazione o nel rimpianto. Per questo motivo l'esperienza, che dovrebbe essere il bagaglio più sicuro e affidabile che ci portiamo dietro, è piuttosto una cosa ambigua e scoraggiante; da un lato, l'immaginazione erode i fatti ben prima che si verifichino; dall'altro, possiamo ipotizzare il significato di quei fatti solo quando ormai appartengono al passato, proprio come quegli idioti che capiscono una barzelletta qualche giorno dopo averla ascoltata e ridono tra loro”.

― Emanuele Trevi, “La casa del mago”.

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 “ ...viviamo per tutta la vita come se il nostro continuo misurare e misurarci rimandasse ad una verità inconfutabile; poi in vecchiaia ci rendiamo conto che si tratta solo di convenzioni, tutte sostituibili in ogni momento con altre convenzioni, e l'essenziale è affidarci a quelle che ci sembrano di volta in volta più rassicuranti.”

— Domenico Starnone, “Scherzetto”.

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“So di esser ruvido, di carattere. Ho degli spigoli e molto orgoglio. Avrei potuto... [...] Non l’ho fatto. Uno pensa di poter fare questo o quell’altro, ma poi, un momento, ti dici, meglio non far niente, per non sbaglia­re. Ho pensato così. Perché a sbagliare è un attimo, e gli errori che si fanno poi non passa nessuno a toglierli. Ri­mangono lì, come le transenne.”

— Luca Tosi, “Ragazza senza prefazione”.

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“Alla fine scoprirai che le cose più leggere son le uniche che il vento non è riuscito a portare via un ritornello antico una carezza al momento giusto lo sfogliare di un libro di poesie l'odore stesso che aveva un giorno il vento.”

—  Enrico Galiano, “Felici contro il mondo”.

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“Scoprii presto che aveva questa capacità di essere affabile e romantica un momento, e l'attimo dopo diventare malinconica e distante. Era in grado di cambiare stato d'animo decine di volte al giorno. [...] era come amare il vento o un'onda dell'oceano: non è mai uguale.”

Matteo Bussola, “L’invenzione di noi due”.

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“Un’onda di spruzzi dall’oceano sembra piena forza, ma dura solo un momento, il sole asciuga le pozzanghere e l’acqua sparisce. Allora hai come l’impressione che non sia mai avvenuto. [...] L’unica onda che cambia qualcosa è uno tsunami. Devi buttare giù le case e distruggere il paese se vuoi essere certa che nessuno si dimenticherà di te.”

Naomi Alderman, “Ragazze elettriche”.

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“Perché le cose davvero importanti della vita, quelle che arrivano per cambiare tutto, non prendono appuntamenti e non studiano percorsi, un giorno si svegliano e decidono che è il momento, scelgono la via più storta e sgangherata che ci sia e si tuffano a bomba su di te.”

— Fabio Genovesi, “Cadrò, sognando di volare”.

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“Dovrebbe essere noto – e invece non lo è – che il destino dei rapporti tra le persone viene deciso all’inizio, una volta per tutte, sempre, e che per sapere in anticipo come andranno a finire le cose basta guardare come sono cominciate. In effetti, quando un rapporto nasce c’è sempre un momento di illuminazione nel quale si riesce anche a vederlo crescere, distendersi nel tempo, diventare ciò che diventerà e finire come finirà  – tutto insieme. Si vede bene perchè in realtà è già tutto contenuto nell’inizio, come la forma di ogni cosa è contenuta nel suo primo manifestarsi. Ma si tratta di un momento, per l’appunto, e poi quella visione ispirata svanisce, o viene rimossa, ed è solo per questo che le storie tra le persone producono sorprese, danni, piacere o dolore imprevisto.”

Sandro Veronesi, “Il colibrì”.

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“Ricordo esattamente l’istante in cui nel mezzo della folla annoiata mi sono accorto del tuo sguardo incantato. In quel momento ho capito cosa deve provare un’anima sperduta quando, tra tanti corpi, riconosce quello in cui sceglie di reincarnarsi...”

Giuseppe Tornatore, “La corrispondenza”.

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“... penso che i sentimenti sono degli inquilini che ci abitano quasi a tradimento. Degli abusivi che sfondano le porte o entrano dalle finestre senza essere invitati, senza chiedere permesso. E quelli che invece abbiamo accolto con piacere o trepidazione fiduciosa, a un certo momento cominciano a mutare, ma con variazioni così impercettibili che noi ce ne accorgiamo soltanto dopo, quando si sono trasformati in qualcos’altro, se non nel loro opposto.”

Margherita Oggero, “Qualcosa da tenere per sé”.

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“Gli uomini attribuiscono troppo peso alle emozioni, confondendole con i sentimenti. Le emozioni servono a ricordarti in ogni momento il colore dei tuoi pensieri, ma hanno una natura violenta e breve. Per questo ti lasciano sempre insoddisfatto, alimentando rimpianti e nostalgie. I sentimenti invece sono un mare profondo e stabile, che evapora solo quando diventa stagnante.” 

―  Massimo Gramellini, “L'ultima riga delle favole”.    

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“Una favola, uno di quei viaggi che sei felice perché ti sembra che da quel momento si apra davanti a te la vita vera, che è appena un passo in là e ti aspetta in tutto il suo splendore. Poi però il tempo passa e ti rendi conto che la vita non ti stava davanti, la vita era proprio quella lì, precisamente quei giorni, quelle notti, la sentivi a un passo e invece ce l’avevi addosso. Pensavi fosse un assaggio, un riscaldamento prima di arrivare a quell’età fantastica che sei grande e non devi più obbedire a nessuno e tutto è splendido. Aspetti, speri e non ti accorgi che lo splendore è proprio questo qui, e quando lo capisci ormai se n’è andato e resti solo a ricordarti com’è stato.”

— Fabio Genovesi, “Chi manda le onde”.

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