“Il problema del vuoto, sapete, è nelle cose che ci sono dentro. Sì, perché il vuoto non è mai completamente vuoto, altrimenti non ci sarebbe niente da guardare da lontano, altrimenti sarebbe solo deserto e perciò tranquillo, altrimenti non ci sarebbe dolore, nel vuoto. E invece il dolore c’è, eccome se c’è. Il dolore del vuoto è il peggiore, perché è quello del silenzio, dell’impossibilità di fare qualcosa per riparare, per rimettere a posto le cose. Di fare qualcosa per cancellarlo, quel finto silenzio che urla e scuote il corpo dall’interno, quel finto nulla che invece è pieno di fantasmi che volteggiano eterei e inafferrabili, quell’eco di antiche risate e di dolci sorrisi che non tornerà piú. Il vuoto, in quanto vuoto, è difficile da combattere. Si rimane là, fermi nella notte, ad aspettare che venga l’ora di riempire di nuovo tutto di cose effimere. Almeno fino a un’altra notte”.