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A modo mio

@chi-va-piano-arriva-dopo / chi-va-piano-arriva-dopo.tumblr.com

Ogni risveglio dura pochi istanti, una manciata di attimi che sembrano eterni. Ti guardi intorno e realizzi che quello che stavi vivendo era un sogno talmente bello da sembrare quasi vero, poi, socchiudi gli occhi ed isoli la mente al fine di fuggire da tutti quei pensieri che contengono tracce di sentimento ed umanità da dimenticare; zittisci il cuore sperando di non provare più nulla e fingi di essere invincibile anche quando i ricordi hanno il potere di renderti fragile come la cartapesta.
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“Vi dò un consiglio: lasciate fare alla pioggia. Fidatevi di lei, consentitele di entrarvi nell’anima, di sovvertire principi e idee. Perché è legittimo abbandonarsi, abbattere i muri e barriere, e diventare altro da ciò che tutti credono, di cui dispongono. Lasciate fare alla pioggia, e assecondate il vostro piccolo, temporaneo mutamento.”

Maurizio De Giovanni, “Pioggia per i bastardi di Pizzofalcone”.

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“Si chiese come fosse quando uno sguardo, un singolo sguardo, ti rapisce e ti porta via. A lui era successo un po’ alla volta, dietro un vetro, osservando un altro vetro. Due anime divise da due lastre trasparenti, fragili e insuperabili.”

— Maurizio De Giovanni, “Anime di vetro. Falene per il commissario Ricciardi”.

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L'amore si racconta, sai. Adesso l'ho capito. Non serve a niente, l'amore, se resta sepolto in una stanza, a incenerirsi nelle mani di un uomo solo. L'amore si racconta, non importa in che lingua, non importa se sussurrato o urlato. Se si ha la fortuna di incontrarlo, l'amore, non si può far finta di niente.

Maurizio De Giovanni, “Il pianto dell’alba”.

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“Quindi è questa la felicità, pensò. Avere il cuore immerso in un liquido caldo e dolcissimo, con l’impressione di trovarsi al sicuro; godere della forza di combattere contro chiunque, ma anche coltivare l’inquietudine per la responsabilità di custodire un tesoro segreto e di non poterne più fare a meno.”

Maurizio De Giovanni, “Il pianto dell’alba”.                

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“Perché è il sogno, proprio il sogno, la montagna più alta da scalare, l’abisso più profondo da esplorare. Il sogno, dove non avrete difese, dove la ragione non vi sarà d’aiuto. Il sogno dove tutto è possibile e impossibile; dove volerete alto nei cieli, ma sarete anche feriti dal petalo di un fiore. Il sogno, dove camminerete schiacciati dal peso di un amore, dove non avrete il futuro cui appoggiarvi per sfuggire al passato.

Maurizio De Giovanni, “Rondini d’inverno”.

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“La verità non è quella che sembra, a volte. Anzi, non lo è quasi mai. È un po' come la strana luce di questi lampioni, [..]: illumina ora qua, ora là. Mai, tutto insieme. Allora ci si deve immaginare quello che non si vede. Lo si deve intuire da una parola detta o non detta, un'orma, un'impronta. Una nota."

— Maurizio De Giovanni, “Il senso del dolore.”

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“... il libro non è altro che il biglietto per un viaggio. Serve ad andare in un altro posto, non importa se lontano o vicino: basta che sia un altrove in cui rifugiarsi. Non una fuga, solo una vacanza; il tempo che serve per ritrovare i propri pensieri e quella parte di sé che teniamo chiusa in una cantina dell’anima perchè è quella più vera e intima, quindi la più vulnerabile e la meno adeguata alla vita di tutti i giorni.”

Maurizio De Giovanni, “Il metodo del coccodrillo”.

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“A frequentare l'alba fin da bambini se ne impara il linguaggio. Sembra sempre uguale, l'alba, invece cambia ogni volta. Non dura molto, badate. Può essere lunga un'ora, ma anche più breve, dieci o venti minuti. Ha confini incerti: a ovest con la notte che allunga i suoi tentacoli di solitudine e silenzio, a est con il giorno urlante e feroce, ed è diversa sia dall'una sia dall'altro, che non s'incontrano mai, perché c'è lei a separarli.”

Maurizio De Giovanni, “Pane per i Bastardi di Pizzofalcone”.

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Il problema del vuoto, sapete, è nelle cose che ci sono dentro. Sì, perché il vuoto non è mai completamente vuoto, altrimenti non ci sarebbe niente da guardare da lontano, altrimenti sarebbe solo deserto e perciò tranquillo, altrimenti non ci sarebbe dolore, nel vuoto. E invece il dolore c’è, eccome se c’è. Il dolore del vuoto è il peggiore, perché è quello del silenzio, dell’impossibilità di fare qualcosa per riparare, per rimettere a posto le cose. Di fare qualcosa per cancellarlo, quel finto silenzio che urla e scuote il corpo dall’interno, quel finto nulla che invece è pieno di fantasmi che volteggiano eterei e inafferrabili, quell’eco di antiche risate e di dolci sorrisi che non tornerà piú. Il vuoto, in quanto vuoto, è difficile da combattere. Si rimane là, fermi nella notte, ad aspettare che venga l’ora di riempire di nuovo tutto di cose effimere. Almeno fino a un’altra notte”.

Maurizio De Giovanni, “Vuoto” per i Bastardi di Pizzofalcone.

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Signori’ , per le cose si combatte. Si trova il coraggio e si combatte. Perchè le cose, tutte le cose, quelle belle e quelle brutte, contano solo per quanto si è disposti a lottare. Così è. Dalla vita non si scappa, dalle avversità non si scappa. Figuratevi se si può scappare dall’amore.”

Maurizio De Giovanni, “Il purgatorio dell’angelo”.

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“Perché l’amore è così. Tu puoi tenerlo nascosto a lungo, puoi celarlo dietro gli sguardi e i gesti di ogni giorno. Puoi lasciarlo in silenzio, coltivarlo come una pianta; ma il giorno in cui decidi di portarlo fuori, alla luce del sole, allora non lo comandi più.”

Maurizio De Giovanni, “I Bastardi di Pizzofalcone”.

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