“Sai cosa mi fa venire i brividi? Pensare a tutto il tempo che ho impiegato a imparare cose di te. Ho aperto un mutuo per comprarmi un castello fatto di dettagli della tua vita, e proprio quando pensavo di essere lì lì per estinguerlo, tu mi hai cacciato via. Ho fermato canzoni, smesso di guardare film e interrotto libri a metà, mai più ricominciati, solo per risponderti al telefono e ascoltarti mentre ti lamentavi della parrucchiera. O del tempo. O dell’inflazione. Prima di te, conoscevo i nomi delle Alpi. O meglio, sapevo quel detto che ti aiuta a ricordarle. Ieri ho passato un’ora per cercare di ricordarmelo: ma con gran pena...niente, l’ho perso. [...] Vorrei togliermi tutto ciò che so di te dalla testa per fare un po’ di spazio, ma non ci riesco. Ed è proprio questo che mi fa paura. Sono un soldato senza più alcuna patria da difendere. Io, il re degli scemi, sono ancora convinto che un giorno tornerai a bussare alla mia porta. Provo a non perdere pezzi di te, a tenermi tutto dentro, e quando ti fai flebile ti soffio sopra per ravvivarti, come si fa sulle candele, stando attento a non fare troppo forte. E lo so che non tornerai: sono il re, degli scemi, mica l’ultimo. Però mi va bene così, ricordarmi tutte le tue cazzate mi fa sentire utile. Non voglio chiederti di tornare: se vuoi, lo farai. Nel frattempo mi impegnerò per non reimparare i nomi delle Alpi”.
— Riccardo Zanotti, “Ahia!”.