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A modo mio

@chi-va-piano-arriva-dopo / chi-va-piano-arriva-dopo.tumblr.com

Ogni risveglio dura pochi istanti, una manciata di attimi che sembrano eterni. Ti guardi intorno e realizzi che quello che stavi vivendo era un sogno talmente bello da sembrare quasi vero, poi, socchiudi gli occhi ed isoli la mente al fine di fuggire da tutti quei pensieri che contengono tracce di sentimento ed umanità da dimenticare; zittisci il cuore sperando di non provare più nulla e fingi di essere invincibile anche quando i ricordi hanno il potere di renderti fragile come la cartapesta.
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“Le crepe sono un po’ come certi segni che ci portiamo addosso, cicatrici sulla pelle e nel cuore, ci definiscono, ci rendono unici, ci aiutano a capire da quale treno scendere, quale stella rincorrere, in quale acqua buttarci, da quale altezza rischiare di lasciarci andare, e in quale dei nostri vuoti provare a volare.”

Roberto Emanuelli, “Tu, ma per sempre”.

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“La solitudine è personale, ed è anche politica. La solitudine è collettiva; è una città. E non ci sono regole su come abitarci, e non bisogna provare vergogna, basta ricordarsi che la ricerca della felicità individuale non travalica e non ci esime dai nostri obblighi reciproci. Siamo tutti sulla stessa barca, e accumuliamo cicatrici in questo mondo di oggetti, questo paradiso materiale e temporaneo che troppo spesso assume il volto dell’inferno. Ciò che conta è la gentilezza; ciò che conta è la solidarietà. Ciò che conta è essere vigili e sempre aperti, perchè se abbiamo imparato qualcosa da chi ci ha preceduto è che il tempo dei sentimenti non dura per sempre”.

Olivia Laing, “Città sola”.

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“Alla fine noi siamo 'sta roba qua. Sopravvissuti, imperfetti, pieni di cicatrici che ci siamo fatti tra di noi. Se ci guardi da vicino, ti accorgi che, non si sa come, restiamo attaccati. Siamo tenuti insieme con lo sputo. È così, quando attraversi la vita. Ti usuri. E non puoi più tornare com'eri prima. Ci devi stare. L'importante è che capisci quali sono i pezzi più importanti, quelli di cui non puoi fare a meno, che ti fanno essere quello che sei. E te li tieni stretti. Pure se si scheggiano. Pure se si frammentano. Te li devi tenere stretti. Fino all'ultimo granello.”

Zerocalcare, “Macerie Prime, sei mesi dopo”.

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